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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 3 anno
18° - Dicembre
2019 - Gennaio 2020
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PAGINA 4
"Se una cosa ama, è infinita"
William Blake
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La memoria va
pulita
La memoria siamo noi
Abitudine. Nell'abitudine muore tutto e soffoca la vita.
Non c'è slancio, non c'è curiosità della scoperta, non c'è sentimento.
I sentimenti così agognati e così sconosciuti. Vissuto per sentito dire in favole che... sono per l'appunto favole.
Nessuno insegna che il sentimento nasce e che poi va coltivato con rispetto, fiducia e soprattutto amore. Quell'amore così sconosciuto perché condizionato dal vivere sempre fuori. Fuori nella
confusione!
Così per tanto sono rimasta ferma nelle mie convinzioni.
Ferma negli impatti ricevuti senza voler capire da dove erano nati.
Senza prendere in considerazione gli altri ed il loro sentire.
Faccio fatica a staccarmi da questa abitudine.
Certo ho fatto, mi sono data da fare ma come rivalsa, come dimostrazione che non era come dicevano loro.
Tutto senza capire, senza godere dei miei risultati perché erano miei ed agli altri non dovevo dimostrare nulla. Uno spreco di vita alla ricerca di considerazione, di approvazione, tutto sempre al di sotto delle mie aspettative che mi hanno tenuta al palo senza capire e senza neanche pensare che ci potesse essere altro. Altro che parte da me per me.
Vivere con gli altri non per gli altri. Gli altri parlano in base ai loro condizionamenti, ai loro bisogni ed aspettative.
Io sono rimasta li facendo diventare le loro parole la mia realtà. La mia gabbia.
Riuscire a vedere è un passo verso la libertà.
Uno squarcio nel buio che mi accompagna.
Continuare per guadagnarmi la vita.
M. G.
QUESTO E’ IL MESSAGGIO DI ALCUNI GRANDI
CHE HANNO VOLUTO CONOSCERE SE STESSI
(ogni periodo storico ha donato alla terra dei grandi, che hanno ripetuto lo stesso concetto)
Nessuno si conosce, fin quando è soltanto se stesso e non è insieme un altro.
(Wilhelm August von Schlegel)
Un uomo che conosce se stesso può uscire da se stesso e guardare le proprie reazioni, come un osservatore
(Adam Smith)
Puoi essere tutto quello che vuoi, c’è solo un ostacolo: te stesso.
(Anonimo)
Vorresti conoscere gli altri? Leggi te stesso, e impara!
(Friedrich Schiller)
Conoscere te stesso è il principio di tutta la saggezza.
(Aristotele)
Solo conoscendomi, cioè conoscimento la mia interiorità, posso parlare all’interiorità dell’altro
(Susanna Tamaro)
La conoscenza di sé è un nascere alla propria luce, al proprio sole. L’uomo che conosce se stesso è un uomo vivo.
(Marie Madeleine Davy)
Il proprio sé è ben nascosto da se stessi; di tutte le miniere di tesori, quella del sé è l’ultima ad essere scavata.
(Friedrich Nietzsche)
“Conosci te stesso” è stato scritto sopra il portale del mondo antico. Sopra il portale del nuovo mondo c’è scritto: “Sì te stesso”.
(Anonimo)
In tutto il mondo la gente arriva ai limiti dell’assurdo per evitare di confrontarsi con la propria anima.
(Carl Gustav Jung)
Il giusto movimento
Sensazione di maggior concretezza quando vedi un po’ di più cose che hai sempre avuto davanti a te, ma che ignoravi per mancanza di lucidità, trasportata dalla corrente.
E tu non ci sei. Sei lì che galleggi sbattuta da un argine all’altro, senza vedere dove stai andando, che percorso fa il fiume, dove inizia e dove finisce.
L’energia che ti trasporta sembra inarrestabile e non è agitando braccia e gambe in modo sconclusionato che combatti questo.
Perché poi ti stanchi soltanto e non ti sei mossa da lì. Non sei comunque lucida. In realtà non vedi nulla. Ti agiti solo e non riesci a muoverti da lì e ti abbatti. Ti calano le energie e ti ritravolge tutto.
Vedere di più tutto questo mi aiuta a sentire di più me e a concretizzarsi in un movimento più delicato ma più concreto, più giusto, senza fare troppi danni e alleggerendo la portata del fiume, andando incontro a ciò che prima mi spaventava, perché non lo conoscevo, non volevo conoscere.
E questo mi dà sollievo.
Stefania
Non demordere
e ce la fai
Pensieri che vanno e che vengono, senso di angoscia e di ansia perché sembra che non ci sia futuro, un bel futuro, un futuro sereno, ma solo un futuro di chiusura, di costrizione, di obbligo di schiavismo.
A volte ho questa sensazione che sarò sempre chiusa, che non uscirò mai, che questa costrizione durerà per sempre. Da tutte le parti.
Vorrei essere libera, sentirmi libera di volare nell’aria senza nulla che mi schiacci il petto, libera libera libera, andare dove voglio, fare quello che desidero senza quattro muri che mi schiacciano, senza il soffitto che non mi fa vedere il sole, e guarda caso sono finita in un ufficio al piano terra, di fine ‘800, con affaccio su una via laterale dove il sole entra solo in estate e solo per due ore a mezzogiorno.
Il che, in estate, va bene perché è fresco, ma dà un senso di soffocamento.
Da lì non vedo nulla, dalla finestra si vede solo una via piccola e non si ha neanche la sensazione di vedere fuori, sembra un cortile chiuso! E la cosa ancora più ridicola e che sono nata in una casa al piano terra. Sino ai 27 anni sono sempre stata al piano terra al chiuso. Mi viene da ridere!
Il chiuso è dentro di me, se non lo avessi dentro questo chiuso potrei stare anche in un buco sarebbe lo stesso.
Il chiuso è dentro, voglio toglierlo, voglio andare in giro nella mia vita senza questa gabbia che mi porto sempre appresso!
M. B.
Osservarsi e prendere
coscienza
(cosa che pochi fanno)
Scrivere senza pensare, senza riflettere, senza fare apposta dei pensieri.
E’ vero che però i pensieri vengono da soli, non è che ci si pensi.
Quando mi prende quella follia al lavoro, quando mi sento soffocare, quando mi metterei a gridare mandando tutto all’aria, quando prenderei il cappotto e me ne andrei scappando dalla porta, da dove arriva il pensiero che scatena tutto questo?
Qual è il pensiero che da lo start all’esplosione?
Il pensiero è: “Sono in trappola e non posso fare nulla, ormai non posso più fare nulla per uscirne”. Come se fosse ineluttabile, impossibile, come se la cella fosse saldata.
Quando mi sento così è come se fossi una mosca che sbatte contro il vetro, quei bei mosconi che fanno zzz e che continuano a fare tump tump contro le finestre.
Sono le mie pareti che non si vedono, come il vetro, ma ci sono, e per un moscone sono insuperabili.
Io non sono un moscone, sono una persona, ho l’intelligenza per capire, anzi comprendere, che le pareti sono mie, le creo io con i miei pensieri, le mie paure, il mio passato prossimo e soprattutto remoto, molto remoto.
Io le posso vedere ed aprire, sono le mie pareti, non devo fare il moscone!
M. B.
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