L'attitudine
dell'identità
Un percorso di conoscenza verso la propria attitudine,
il mondo creato per te, l’origine della tua nascita,
l’attitudine, quello che tutti chiamano talento ed oggi
io chiamerei, l’attitudine dell’identità perché nata con te
ed in questa nascita dai più sconosciuta intassellare
la tua vita, la riconoscenza di quell’attitudine nata con te,
tua fonte, tua proprietà, inscindibile anche sé altri
cammini non tuoi, per condizionamento, per tortuosità
incontri e proverai.
Un attitudine che è la tua facilità di dialogo perché tua,
tua parola ed in questa vita io ho incontrato questo,
grazie ad un maestro.
Un attitudine che è il mio senso di vita terreno, quello
per cui posso vivere. Ho incontrato l’insegnamento non
sapendo di avere quella voce, quel tono, quella predisposizione
ed ora, nella timida presa di coscienza scopro quello.
Dopo vent’anni ed entrando nel ventiduesimo anno di docenza
scopro un po’ di coscienza di quest’attitudine, questa capacità
nascosta, senza cultura ma posizionato con il mio solo,
appoggiata ad una solitudine che conosce gli spazi desolati,
i cieli, le aridità e le possibilità di volo da portare ad altri.
22 anni che come per incanto non hanno mai visto una mia
assenza dalle lezioni passando da crolli economici, guerre
in altri mondi, cataclismi, tsunami, tante difficoltà e cambiamenti
epocali di cultura, di usi e costumi ed io lì, indenne sempre
presente come se nulla accadesse.
E’ l’unico matrimonio che ho saputo fare, essere quell’attitudine
quella proprietà che non sapevo di avere.
Solo lì ho vissuto e vivo un amore
ed ho saputo e so di essere la mia voce.
Nicolas
Il sacchetto di carta
Importante la carta scritta
Mettevo in ordine nel cassetto dove conservo i vari sacchetti di carta da riutilizzare e ne ho trovato uno bianco, con un dolcissimo disegno e con su scritta questa frase “I bambini sono il senso della nostra vita. Diamo alla loro vita un senso”.
Quando avevo conservato questo sacchetto non avevo assolutamente colto questa frase, oggi invece, rileggendola, mi sono accorta che mi ha fatto riflettere molto e così ho messo da parte questo sacchetto.
Ho pensato a tante cose, a come oggi sono trattati i bambini, come non si ha rispetto di loro, ho pensato ai bambini che vedono, con i loro occhi, che sentono, con le loro orecchie, le cose terribili, orrende che avvengono all’interno delle loro famiglie, bambini non considerati affatto quando i loro genitori litigano urlandosi addosso insulti ed offese o quando non si parlano più, in un silenzio glaciale, senza tenere assolutamente conto che lì vicino c’è il loro bambino, che ci sono i loro bambini, che sentono, che percepiscono, che assorbono, che soffrono, senza che i loro genitori si rendano conto del male che stanno infliggendo ai loro bambini.
Ho pensato ai bambini che parlano alle loro mamme mentre loro, le mamme, continuano a guardare solo il cellulare, estraniandosi completamente dalla realtà che hanno accanto, il loro bambino, la loro creatura che parla, completamente inascoltato, solo, nonostante la sua mamma sia fisicamente accanto, ma oramai immersa nella realtà virtuale del cellulare, vedo tutto ciò per strada, nel marciapiede, nell’autobus, nella metro. Bambini completamente soli.
Ho pensato ai bambini vittime di tutte le guerre che ci sono nel mondo, bambini spaventati, terrorizzati, feriti, orfani, chissà quanti orfani di guerra ci sono oggi nel mondo, bambini vittime delle cattiverie degli adulti, adulti che invece li dovrebbero proteggere, aiutare, sostenere nella loro crescita.
Ho pensato ai bambini che non hanno tutti i sensi sviluppati, in funzione.
Ho pensato ai bambini che non ricevono amorevoli attenzioni, privati delle carezze che gli adulti non sanno più dare, privati di abbracci veri, privati di consolazione, di conforto, di un semplice ascolto.
Sono bambini, ma oramai molti adulti hanno completamente dimenticato che anche loro sono stati bambini. E tutto questo mi dà molta tristezza, poveri bambini, pieni di solitudine e di abbandono affettivo.
S. G.
I risultati ci sono
E ci spingono avanti
Una canzone, il motivo mi riporta a tempo fa quando andava per la maggiore. La canticchiavano tutti.
La mia memoria mi ha riportato là, alla mia vita di allora così incosciente e superficiale, dove cercavo disperatamente di riempire il mio vuoto attraverso gli altri. Il risveglio è stato poi traumatico. Senza basi solide il mio castello si è sgretolato e mi sono ritrovata spaesata più sola ed ancora più vuota. Piena di frustrazione, umiliazione, rancore ed incapacità di agire con i condizionamenti che mi legavano ad un modo di vivere che non era vita. Sempre dipendente dagli altri.
Tacere ed ubbidire a schemi e pensieri degli altri.
Così compressa da non avere in realtà un pensiero veramente mio.
Ho sempre dato troppo valore alle parole degli altri, subendole e senza mai metterle in discussione. Una canzone.
Tutta la strada percorsa in vicoli bui dove mi era impossibile vedere la luce, una qualsiasi luce eppure con la Ricerca che Carla mi ha fatto conoscere sono uscita, ho visto la luce del conoscermi, del saper pensare con la mia testa, avere delle opinioni mie e saper scegliere.
Gli attacchi dell'abitudine ci sono sempre, sono subdoli, insistenti e tenaci sempre pronti ad entrare in azione ma non voglio e non posso più soccombere.
Una canzone. Un confronto ed un piacevole risveglio, una forza ed una voglia di esistere, di continuare il mio cammino consapevole nella vita.
Grazie, grazie Carla per questa forza sconosciuta che mi hai fatto scoprire. Ti voglio bene, mi voglio bene.
Giò
Il vedere
E’ sconcertante come non si conosca bene un familiare, si pensa di conoscerlo visto che è in famiglia, lo si dà per scontato, ma anche se è un fratello c’è sempre un lato oscuro, profondo che viene a galla. E mentre un tempo non me ne accorgevo, tutto mi passava in modo superficiale, ora la persona che ho davanti inizio a vederla per quello che è.
La nostra filosofia mi ha aiutato a “vedere” le persone, mi dà gli strumenti per conoscere un po’ chi ho di fronte, di comprendere dei lati del loro comportamento, un
“occhio” in più. Osservandomi l’esercizio è più facile, è l’allenamento su me stessa che mi permette di vedere l’altro e soprattutto di vedere anche un familiare non per quello che vuol far sembrare, ma per quello che è. Anche il suo essere subdolo.
Un’antenna in più, un risvegliarsi da un torpore, un togliere un po’ di nebbia davanti a me. Tutto ciò mi aiuta anche nell’avere più sicurezza dentro di me.
Grazie Carla, che mi aiuti a togliere un po’ di cecità, mi ha fatto riacquistare qualche diottria.
Lucia
Si può migliorare!
Ho vissuto la maggior parte della mia esistenza accompagnata da un grande equivoco.
Un equivoco nato in parte dai condizionamenti della mia famiglia e in parte dai condizionamenti del mondo che mi circondava.
Ricordo la frase sentita tante volte "non sei come gli altri ".
Certo manifestavo più ribellione rispetto agli altri componenti della mia famiglia. E poi anche tanta rabbia perché non sentivo mai un po' di comprensione.
Allora è iniziato un percorso dove cercavo in qualche modo di omologarmi agli altri per cercare di farmi accettare.
E più cercavo il consenso più mi allontanavo da me e dagli altri.
Tutto questo è durato fino a quando ho iniziato un percorso serio di filosofia. “Conoscere me”
Piano piano ho compreso che ogni essere umano ha il suo mondo, la sua interiorità, la sua individualità, il suo sentire, le sue capacità, le sue espressioni.
Ecco perché non si può e non si deve essere uguali agli altri.
Il buon Dio ci ha fatto tanti doni preziosi e noi abbiamo il dovere di scoprirli e di amarli.
Oggi non desidero imitare nessuno perché amo me stessa così come sono con i miei pregi e i miei limiti che cerco di migliorare.
La scoperta di me stessa mi ha aiutata a fare chiarezza e a diventare guerriera. Perché la chiarezza porta alla sicurezza.
Ed è li che si è pronti ad agire. Nella correttezza naturalmente.
Grazie Carla.
Magda