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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 3 anno
18° - Dicembre
2019 - Gennaio 2020
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PAGINA 8
"Non c'è nulla di più triste in questo mondo
che svegliarsi la mattina di Natale e non essere un bambino"
Emma Bombeck
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Letterina di
Natale
Caro Gesù Bambino, ieri ero in panetteria e sopra l’espositore dei dolci e dei panettoni pronti per il Santo Natale, c’era un grandissimo panettone tagliato a metà e all’interno il panettiere ci ha costruito, con la stessa pasta del panettone, le statuine fondamentali del presepe, quella della tua mamma Maria, del tuo babbo Giuseppe, dell’asinello e del bue ed anche la tua culla. Per il momento vuota, in attesa che arrivi il 25 dicembre, data della tua nascita.
Sono sicurissima che quel giorno metterà anche la tua statuina, sicuramente già pronta da qualche parte.
Ecco, caro Gesù Bambino, volevo scriverti che mi ha dato molta gioia vedere la manifestazione della creatività del mio panettiere, del talento che il tuo Padre, ed anche nostro Padre, gli ha dato e che lui ha saputo sapientemente utilizzare. Il mio panettiere è veramente molto, ma molto bravo, tant'è che bisogna fare la fila per acquistare il suo pane.
Ecco, caro Gesù Bambino, non ti chiedo doni come facevo da bambina, quando mettevo sotto il piatto del mio babbo la bellissima e coloratissima lettera per te con la richiesta di una bella bambola, possibilmente grande, e con la promessa di essere buona e brava per tutto l’anno.
Ah, mi sono scordata di dirti che io non sono più una bambina, sono una donna di una certa età, come si dice oggi, ed il mio babbo non c’è più e da tantissimi anni non metto più la letterina sotto il suo piatto.
Però, devi sapere, caro Gesù Bambino, che vedendo il presepe fatto dal mio panettiere, mi sono ricordata l’emozione che provavo quando compravo in cartoleria la letterina per te, quando la scrivevo già sperando che mi arrivasse la bambola che io desideravo.
Perché allora, caro Gesù Bambino, quando io ero bambina, i pochi giochi arrivavano solo il giorno del tuo Natale e non sempre arrivava quello che mi aspettavo. Come la famosa bambola. Ne avevo già avuta una grande e molto bella qualche Natale prima, preziosissima per me, in celluloide, come usava allora.
Un giorno un mio compagno di giochi me l’ha strappata dalle mani e mentre io la difendevo come potevo, lui le ha staccato un braccio. Ti confesso, caro Gesù Bambino, che ho sofferto tantissimo per quest’affronto, gliene ho date tante, ma ne ho anche prese tante da lui. E poi lui ne ha prese dalla sua mamma perché mi aveva rotto la bambola ed io dalla mia mamma perché non dovevo picchiarlo così forte. Però, per fortuna, il mio babbo sapeva aggiustare tutto e con del filo di ferro rovente aveva riattaccato il braccio alla mia bambola.
Certo, povera bambola, non era più come prima, ma con il suo bel vestitino lungo e colorato non si notava la ricucitura artigianale. Chiaramente con quel bambino non ho più giocato. Ecco, caro Gesù Bambino, ti ho scritto per raccontarti queste cose, perché spero che l’amore che ho potuto vedere nel presepe del mio panettiere si manifesti in ogni cosa, in ogni casa. Tu migliaia di anni fa hai detto delle cose bellissime, che oggi comincio a comprendere profondamente, hai parlato di amore, ma in giro, e specialmente in questi tempi, se ne vede ben poco.
Ecco, caro Gesù Bambino, io spero che almeno nel giorno del tuo Santo Natale cessino le guerre e nel silenzio ognuno si renda conto dell’assurdità di quello che sta facendo, di quanto male sta facendo ad un altro essere umano e alla nostra stessa terra.
Ti saluto, con il mio cuore ancora di bambina.
Gianna
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