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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 2 anno 17° -
Dicembre
2018
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PAGINA 2
"Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio.
La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce"
Platone
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Il vissuto rimane
in noi
Io non li vado a cercare, ma loro all’improvviso riaffiorano dalla mia memoria. Basta una parola, una voce con un tono particolare, basta un oggetto, basta un pensiero e loro riaffiorano, i miei ricordi. Silenziosi appaiono e poi fanno rumore dentro di me, riportano davanti ai miei occhi le situazioni, le persone, i volti, le espressioni, gli sguardi, i movimenti, i rumori ed anche gli odori di quel momento, di quella situazione passata. Ed io rientro in quella situazione, senza volerlo, senza cercarla, senza, e mi ritrovo lì, senza accorgermene. Con il corpo sono qui, nella mia casa, ma con la testa sono là, sdoppiamento di me. Che strano, mi accorgo che nella mia memoria, lunga di anni, c’è veramente tanto, che a pezzi riaffiora all’improvviso, come se di colpo quel ricordo o quei ricordi dimenticati, di colpo ritrovassero dentro di me non una porta, ma un portone aperto. Ogni volta è così ed ogni volta è una cosa vecchia, dimenticata, ma che riprende energia e forza e ripiomba nel mio presente, all’improvviso. Uno schermo che si rimette in funzione e, guarda caso, sono sempre ricordi pesanti, dolorosi, che non ricordavo più e che, all’improvviso, decidono di ripresentarsi. Ed oggi, oggi mi posso dire meno male, meno male perché rivedendoli e raccontandoli a Carla e ricevendo da lei la parola giusta, solo in quel momento o immediatamente dopo, loro perdono il peso che si sono portati dentro di me per anni, senza che ne fossi minimamente cosciente. E’ così ogni volta, ogni volta che loro riappaiono all’improvviso, ne parlo e ne riparlo con Carla e vedo che dopo la sua parola, loro tornano al loro posto, in ordine, senza il peso e spesso senza il senso di colpa che li accompagnava. La parola giusta che ricevo mette in ordine il mio passato che è riaffiorato e questo ordine mi fa poi camminare, vivere nel presente con una leggerezza ogni volta nuova e prima sconosciuta. Ordine e pulizia del passato, leggerezza nel presente. Leggerezza che solo stamattina mi ha permesso di vedere, con altri occhi, i miei vasi di ciclamini fioriti, nel mio balcone. Non li avevo mai visti così belli come stamattina, sono tantissimi e rigogliosi. Eppure c’erano anche ieri e l’altro ieri e l’altro ieri ancora, ma non li avevo mai visti come stamattina. E guardandone uno in particolare che sporgeva rispetto agli altri accanto, di colpo mi sono ricordata dei ciclamini che vedevo nel sottobosco della montagna dei miei nonni, quando andavo lì da bambina e da ragazzina. Erano molto piccoli, tantissimi e profumatissimi, rimanevo incantata a vederli spuntare sotto le foglie che c’erano tutte intorno a protezione della loro delicatezza. Li raccoglievo per portarli a casa, ne facevo dei mazzetti ma, poverini, lontani dalla loro terra, dal loro ambiente umido, si afflosciavano nelle mie mani ed io ci restavo molto male. Ma quel profumo è indimenticabile e mi sono accorta che i grossi ciclamini che ho nel mio balcone non profumano, anche se sono bellissimi.
Gianna
Emozioni
Con la realtà di chi
"vede"
E’ l’alba e dormicchio ancora, ma sento già la campana della chiesa che suona per dare il buon giorno.
Cavolo, sono le sette e mezza ed io ho un appuntamento che non mi concede ritardo: l’appuntamento con il sole che sorge.
Mi vesto alla svelta e salgo sulla mia bicicletta , macchina fotografica al collo.
L’aria pungente del mattino mi sfiora il viso, mentre pedalo veloce.
Sulle colline oltre il fiume pare che il sole non si sia ancora fatto vedere e sulle risaie ormai senza riso, è scesa una certa nebbiolina, tipica autunnale. Continuo a pedalare, cercando un posto ottimale per le fotografie. No, qui non va, ci sono dei tralicci, lì neppure, c’è la statale con le automobili che sfrecciano.
Laggiù c’è la cascina e le colline fanno capolino, uscendo dalla nebbia che ora sfiora solo i campi.
Non c’è nessuno in giro, ma il sole non spunta ancora. Io aspetto speranzosa, anche se fa un po’ freddo, però è fantastico restare in mezzo ai campi ed al silenzio, quindi la colazione può aspettare.
Eccolo che fa capolino, piano piano la nebbia si colora leggermente, io sono emozionata, è troppo bello essere lì ad osservare e poter trattenere un’emozione in un’immagine.
Guardo attraverso il mirino della macchina fotografica, faccio clic e lo ripeto più volte.
E’ straordinario, ha qualche cosa d’irreale questo sole che spunta in mezzo alla nebbia ed il mio solo rammarico è quello di non aver preso, nella fretta, il teleobbiettivo.
Sarà per la prossima settimana, intanto ora ho fermato l’immagine su di un posto incantato dall’alba.
Non riesco a pensare ad altro che alla voglia di ritornarci presto. Non è necessario andare lontano, in luoghi sconosciuti, per vedere e fotografare una meraviglia. Ho capito che ognuno di noi ha le meraviglie sottomano ma non le vede, come ho fatto io per tanti anni, finché è avvenuto questo miracolo di accorgermi di quel che mi circonda e di vedere sempre di più cose belle da assaporare e fotografare, per condividerle con qualcuno.
Adesso vado a vedere quello che ho immortalato sull’obbiettivo, per conservare l’immagine più bella, anche se la più bella ed emozionante la porto dentro di me.
Luigia Averis
Cercare il
riconoscimento
Ho trascorso la mia esistenza agganciata al giudizio degli altri.
Mi vestivo per piacere agli altri, parlavo per piacere agli altri. Mi muovevo solo per piacere agli altri. Ho studiato per dimostrare agli altri anche se non me ne importava nulla.
Mi sono sposata perché lo facevano tutte. Ho cercato sempre di piacere alla mia famiglia cercando riconoscimento. La mia vita era totalmente pilotata dall'esterno. Ora guido io. Le mie scelte sono fatte per piacere a me stessa. So bene come sto dentro. Ho spostato quasi tutto verso di me. Ma chi è più importante di me? Cerco di muovermi senza fare danni a me e al mondo che mi circonda. Oggi mi sento nel giusto e non me ne fa molto se questo non piace al mondo. So, con certezza, che piace tanto, tantissimo a me. Grazie Carla. Oggi vivo con gioia.
Barbara
Che bello: sto
conoscendo me!
Scoprire chi siamo. È un'affermazione che, solo non molto tempo fa, non conoscevo. Io ero una sconosciuta. A me stessa e agli altri. Ero una forma che vagava qua e là e si appoggiava ovunque fosse possibile. Cercavo sempre e solo di prendere qualche cosa dagli altri. Gli altri mi dovevano. E c'era pure l'urlo interiore che annaspava. Oggi quell’urlo si è placato. Certo c'è ancora, ma solo sporadicamente. Perché oggi io so chi sono. Oggi sono me stessa con altre parti da scoprire. Ed è per questo che la ricerca è un percorso meraviglioso perché non è mai finita la scoperta di chi sono. C'è sempre dell'altro ancora. E questo sia per quanto riguarda le parti non vere che danno la sofferenza che per le parti autentiche che danno la serenità. Oggi la conosco la serenità e stare in sua compagnia è davvero fantastico!
Questo è il paradiso. Grazie Carla
Barbara
Il percorso…
si comprende strada facendo
Il percorso… si comprende strada facendo.
Quando Carla mi dice “Sii tu amore” la guardo sgomenta. Come faccio essere amore quando già in famiglia non l’ho conosciuto. Non l’avevo neanche nel mio bagaglio personale. Sono stata educata su come comportarmi nella vita secondo le regole, ne seguivo l’esempio, ma tutto in modo formale. La mia famiglia non era quel nido caldo, da cui attingere amore.
Non ho mai conosciuto una manifestazione di tenerezza, e né coccole. Per loro bisognava avere autorevolezza, lasciarsi andare era segno di debolezza. Mi sono sempre vista come una persona fredda, in tante situazioni, ho invidiato e invidio chi emana quel calore che ti avvolge, quel sentire caloroso che ti fa stare bene, che ti tocca delle corde dentro… e che ti fa andare incontro alle persone.
Penso che ci si educhi al sentimento amore, non è un pacco che si acquista, ma che si acquisisce piano piano con la ricerca.
Quell’amore verso me stessa, quella sicurezza che a tratti avverto e che me lo fa trasmettere, quel poco che riesco a donare.
Marisa
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